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Janua – Il museo delle streghe di Benevento


“Le streghe provengono dai tempi negati alla speranza.”

Jules Michelet

Benevento, si sa, è conosciuta molto come città delle streghe, le janare, e non poteva mancare un museo che desse, però, voce alle testimonianze dirette e indirette delle discendenti di quelle donne che venivano chiamate così.



















Entrare in questo museo è come entrare in un antro ricco di storia, di oggetti del passato, di ricordi e di racconti.

Un museo che ricorda come l’ignoranza e le superstizioni possano allontanare più che avvicinare.

Ma chi erano queste donne? Erano levatrici, curatrici, erboriste. Queste donne erano custodi di antiche usanze tramandate da discendenze di “sangue”, sangue che non le vedeva per forza imparentante ma legate.

I visitatori del museo vengono, fin dall’inizio del percorso, guidati dalle parole delle testimonianze dirette. La guida, un’antropologa, fa ascoltare alcuni brevi pezzi delle interviste etnografiche realizzate durante gli anni e, successivamente, narra, con fare da cantastorie, quella che è la Storia delle protagoniste, insieme anche alle famiglie della città.

In tanti ricordiamo la danza attorno al noce, il sabba, le donne che volavano su scope e tanti altri racconti che hanno fomentato una sorta di isteria di massa e paura. Questa paura ha portato non solo, da parte della Chiesa e di svariati personaggi storici, alla scrittura di libri con descrizioni tanto argute da condannare le donne che “sapevano e osavano” ma anche ad una vera e propria caccia alle streghe.

Uno di questi libri fu proprio il Malleus Maleficarum, uno dei più famosi, libro del 1478 redatto da un frate domenicano, Heinrich Kramer.



Dopo la caccia alle streghe, che copre l’intero arco dell’epoca moderna, la paura verso queste donne sapienti non si placa.

Ci vengono raccontati alcuni aneddoti, prima di lasciarci girare tra le stanze a posare lo sguardo su ogni singolo oggetto reso protagonista del racconto.

Si credeva che una volta che chiedevi un favore alla janara, eri indissolubilmente legato a lei e quando veniva a bussare alla tua porta, per avere anche solo un po’ di cibo, e la risposta era un diniego, lei passava di notte per farti degli scherzi o, peggio, del male. Si pensava se la prendesse soprattutto con i bambini, facendoli addirittura morire, ma evidenze storiche e scientifiche ci raccontano tutt’altra storia.

Si pensava anche che si divertissero ad intrecciare i capelli, soprattutto le criniere dei cavalli e non erano trecce semplici da realizzare o da sciogliere.



Ci sono tanti altri aneddoti che rivelano come la paura e l’ignoto possano portare alla ricerca di un capro espiatorio e la scelta del colpevole ricadeva su colei che era conoscitrice dei più profondi segreti della natura, delle energie e della femminilità.

Il sacro e il profano si uniscono alla perfezione in questo mondo.



Il museo porta il nome, Janua, di una sirena bicaudata in quanto racchiude il culto della Dea Madre, colei che ha il potere di dare ma anche di togliere la vita, e i rituali di fertilità dionisiaci sopravvissuti nelle zone contadine. Un simbolo che si arricchisce di foglie, quelle foglie dell’albero dalle grandi fronde dove le nostre streghe amavano riunirsi e che talvolta si trasformavano in erbe, piante magiche grazie alle quali curare malesseri fisici ma anche psichici. Una sirena che regalava alle donne una speranza di rinascita, intesa anche come riscatto.

L’antropologia dà voce alle storie di quelle che chiamiamo spesso, erroneamente, persone comuni. Erroneamente perché spesso sono le cosiddette “persone comuni” a fare la Storia.

Questo museo, come scritto precedentemente, ha, nel suo esserci e nella sua struttura, l’intento di dare voce a queste donne, di lasciare parlare soprattutto loro, si sente questa voglia di riscatto, di rinascita e di verità.

Ed io, lasciatami trasportare dalla voce della nostra guida e da quelle donne giovani e anziane, testimoni dirette di questa storia, mi sono sentita trascinare, viva e forte, in questo intento e in questi vissuti.

Pensandoci bene, anche se con forme totalmente diverse, queste idee sono sempre più vive e più forti, questa idea delle donne come esseri subdoli, ma vive ancora dentro ognuno di noi, donna o uomo che sia, il culto della Dea.

 

 
 
 

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© Sentieri Segreti - Streghe in Viaggio 2019

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