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Benevento e le streghe irpine

Updated: Feb 5, 2020

“‘Nguent’ ‘nguent’, mannam’ a lu noc’ e’ Benivient’, sott’ a l’acqua e sott’ o vient’, sott’ a ogn’ mal’tiemp” (“unguento unguento, mandami al noce di Benevento, sotto l’acqua e sotto il vento, sotto ogni brutto tempo”).



Mito e realtà si fondono per dare vita alla mistica energia che aleggia a Benevento. Benevento è un luogo magico dove le streghe si riunivano per celebrare i loro sabba sotto ad un grande noce ormai sradicato. Ogni cosa ci riporta alle streghe, dai ristoranti ai piccoli negozi. Le rovine sono abbracciate da un’aria misteriosa che ti danno la possibilità di viaggiare nel tempo.


Ma in realtà perché Benevento è la città delle streghe? E chi erano queste streghe? Come ben sappiamo, la città di Benevento è famosa per il suo noce, e le streghe, che celebravano gli esbat intorno ad esso. Le leggende che popolano questo luogo misterioso, rimangono sospese tra fantasia e realtà. Fatto sta, che durante l'epoca romana, a Benevento, si era diffuso il culto di Iside, la dea egizia della Luna. Iside aveva una triplice identità, perchè veniva identificata in Ecate, dea degli inferi, e Diana, dea della caccia. Si sa che il culto di Iside sta alla base del paganesimo in generale e queste divinità rappresentano alcuni aspetti della strega, come gli aspetti della luna nelle sue fasi. Inoltre esse hanno sempre avuto uno stretto rapporto con la magia e probabilmente proprio la parola "janara" proviene proprio da Diana. Un po’ di storia: la leggenda delle streghe di Benevento si colloca nel VII secolo. Benevento a quei tempi era capitale di un ducato longobardo. Gli invasori, nonostante si siano convertiti al cattolicesimo in modo molto formale, continuarono a professare la loro religione pagana, infatti, il duca longobardo Romualdo portò l’adorazione di una vipera d’oro alata e con due teste, questa ha evidenti relazioni col culto di Iside. Il duca, poi, introdusse dei riti particolari, come ad esempio dei balli propiziatori dove le donne saltellavano intorno ad un albero di noce, urlando oppure, dove i guerrieri correvano in groppa ai loro cavalli lanciando delle lance verso una pelle di caprone appesa proprio al noce, sempre come gesto propiziatorio e celebrativo nei confronti del dio Wotan, padre degli Dei. La classe cattolica beneventana non vedeva questi riti di buon occhio, essa vedeva le donne pagane come delle megere e i guerrieri l’incarnazione del diavolo. Un sacerdote di nome Barbato accusò esplicitamente i dominatori longobardi di idolatria. Quando Benevento nel 663 fu assediata dalle truppe bizantine di Costante II, il duca Romualdo promise a Barbato di rinunciare al paganesimo affinchè la città ed il ducato fossero risparmiati. Leggenda vuole che Costante II si ritirò e che Romualdo nominò Barbato vescovo di Benevento. In seguito fu proprio Barbato ad abbattere e sradicare il famoso noce, simbolo del paganesimo a Benevento, facendo costruire in quel luogo una chiesa, chiamata Santa Maria in voto. Nonostante tutto, Romualdo continuò ad adorare in privato la vipera d’oro, finché la moglie Teodorada la consegnò a Barbato che la fuse ottenendo un calice per l’eucarestia.



Cosa visitare a Benevento? Le rovine hanno un fascino irresistibile per gli amanti della storia e danno l’impressione di essere abitate da qualche fantasma. Passeggiando per le strade della città non puoi non fermarti in qualche negozio di souvenir particolari o ristorante stregato. Fra i luoghi storicamente importanti ricordiamo l’arco di Traiano, il teatro romano, la Rocca dei rettori, museo del Sannio e chiostro di Santa Sofia, e l’hortus conclusus. Fra i luoghi di culto ricordiamo il duomo e la chiesa di Santa Sofia.


Ma a prescindere da questi importanti luoghi, Benevento è da sempre una città avvolta dal mistero è da un’energia particolare... sarà l’energia particolare che caratterizza l’Irpinia tutta, fatto sta che ancora oggi, se si pronuncia la parola "Janara" in presenza di un abitante irpino, risponderà velocemente "sabato è oie, domenica è craie" (sabato è oggi, domenica è domani), come una sorta di formula anti-streghe. Perché le janare stesse, tutt'oggi procurano un certo timore, frutto delle leggende sconvolte e tramandate nel tempo. Tutti i bambini irpini hanno sentito storie come " Le janare entrano dalla finestra per "torcere i bambini" e pare che soltanto una scopa di saggina sarebbe in grado di fermarle; mettendola davanti la porta, la strega era bloccata a contare tutti i filamenti della scopa, costringendola, una volta arrivata l'alba, di tornarsene a casa. Controsenso vuole, che la scopa di saggina fosse il suo principale mezzo per spostarsi di notte. Come la classica immagine della strega, la janara vola nei cieli notturni, con l'obiettivo di fare del male. I malefici che potevano procurare queste donne demoniache, andavano dall'aborto, alla sensazione di oppressione che spesso sentiamo durante la notte, ai dispetti che facevano ai contadini, come ad esempio lasciare i cavalli con tante treccine sulla criniera. Le terrificanti leggende di queste donne fatali, impressionarono anche Modest Mussorgsky, compositore nella celeberrima opera "Una Notte sul Monte Calvo"(utilizzata anche in "Fantasia" della Disney), dove le atmosfere, conducono l'ascoltatore ad immaginare queste streghe volare insieme, intorno al noce, nelle notti tempestose, a cavallo delle loro scope, dove l'oscurità, tagliata dai fulmini, lasciava scorgere a malapena i volti di queste donne terrificanti. Il compositore, rimase colpito dall'atmosfera e dalle leggende, dopo un soggiorno a Montecalvo Irpino. Tali storie, sono ovviamente una distorsione della realtà storica di tale figura.



E le janare che si riunivano intorno al "Noce di Benevento" erano di ben altro stampo, e sicuramente durante i loro rituali, non sacrificavano bimbi storpi ma celebravano semplicemente la ruota dell’anno pagana o la Luna.

 
 
 

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© Sentieri Segreti - Streghe in Viaggio 2019

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